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La personalità dell’allenatore. Formazione e componenti psicologiche.

  • Tesi in psicologia corso Uefa A Mario Turi
  • 17 mar 2016
  • Tempo di lettura: 6 min

PREMESSA

A mio avviso le due tappe che hanno avuto una maggiore incidenza sull’evoluzione del gioco del calcio e di conseguenza sulle competenze dell’allenatore sono:

  • la nascita dei diritti televisivi criptati del 1993

  • la sentenza Bosman del 1995

Con la prima si è di fatto messo il calcio nelle mani delle televisioni che, sostengono economicamente in maniera diretta (proventi diritti tv) o indiretta (risonanza mediatica degli sponsor) tutto il sistema calcio.

Dalla sentenza Bosman, ne deriva invece l’apertura delle frontiere europee al mondo del calcio, e di conseguenza il libero mescolarsi di tante culture diverse sui rettangoli di gioco e negli spogliatoi di tutte le squadre di calcio.

Se a tutto ciò aggiungiamo una crescita media del livello d’ istruzione e del livello culturale del giocatore moderno, risulta chiaro che la figura dell’allenatore ha dovuto affinare le sue competenze in materia di comunicazione e psicologia oltre che consolidare ed ampliare le sue conoscenze da campo (tecnica-tattica-fisico).

LE FUNZIONI DELL’ALLENATORE

Essendo responsabile della conduzione di un gruppo, è ovvio che una delle principali funzioni dell’allenatore è quella di aggregare ovvero creare un legame fra tutti i componenti del gruppo, che andrà successivamente gestito, motivato e responsabilizzato.

Oggi si va verso una gestione democratica del gruppo basata su regole condivise che crescono nel gruppo stesso e aumentano la sua consapevolezza. La condivisione delle regole, l’aumento della consapevolezza incrementano l’accettazione interna al gruppo, sostengono l’empowerment (INTESO come sviluppo della fiducia nelle proprie capacità), facilitano l’attuazione delle regole.

La gestione del gruppo è, ovviamente, una funzione che l’allenatore svolgere tutti i giorni, non una volta a settimana , durante la partita, o quando sente che stanno sorgendo dei conflitti: Compito dell’allenatore è creare, co-creare, e trovare, empatia con il gruppo con il quale interagisce, per poter raggiungere livelli di collaborazione che sostengono l’efficienza, l’efficacia e l’empowerment della squadra.

FUNZIONE DI MOTIVATORE

La gestione quotidiana del gruppo, implica in sé una attenzione ai processi motivazionali, attenzione che è successiva alla creazione di intenti comuni e di obiettivi da perseguire insieme. L’allenatore dovrà porre l’attenzione agli ascensori sociali, incoraggiando quelli positivi, creando orizzonti di vita realistici con obiettivi adeguati e perseguibili, facilitando così la creazione di un ambiente creativo e sano dove il singolo atleta si trovi a suo agio, con la possibilità di esprimersi al massimo delle sue potenzialità magari non annoiandosi ma divertendosi.

La comunicazione, ha un ruolo fondamentale nelle relazioni: il linguaggio veicola i valori ,li trasmette, li divulga. Nel comunicare al gruppo l’allenatore, dovrà essere capace di dare soddisfazione ai desideri, aiutando a distinguere tra la soddisfazione del bisogno e la soddisfazione del desiderio. Il desiderio è, infatti, una potente ed efficace fonte motivazionale.

Il tema della motivazione è connesso a quello della responsabilizzazione. Una funzione importante che l’allenatore, dovrà dosare, non caricando di troppe responsabilità ma nemmeno deresponsabilizzando i singoli elementi del gruppo. In questo senso lavorare sui processi motivazionali potrà permettere di equilibrare i processi di responsabilizzazione, motivando ad una assunzione delle proprie responsabilità come percorso di realizzazione dei propri desideri.

FUNZIONI DELL’ALLENATORE:OGGETTO SE’ E RICONOSCIMENTO

Altre due importantissime funzioni dell’allenatore sono la funzione di oggetto sé e la funzione di riconoscimento.

L’oggetto sé, è quella funzione che nasce dalla relazione fra allenatore e giocatore: l’allenatore ricopre il ruolo di “caregiver” come riferimento in termini di disponibilità alle esigenze personali; tale funzione può essere analoga alla funzione genitoriale e deve offrire sostegno ai compiti di sviluppo motivazionali e umani della squadra.

La funzione di riconoscimento o approvazione si colloca all’interno di questo ruolo di sostegno e offre convalida, riconoscimento, agli aspetti emotivi della comunicazione. Una convalida che non presuppone l’assenso indiscriminato ma che esprime il riconoscimento del diritto ad avere una propria vita emotiva, uno spazio in cui il ruolo dell’empatia permette di comprendere ciò che sperimenta il nostro interlocutore. Da questa comprensione nasce la convalida emotiva che è la base su cui nasce una vera comunicazione motivazionale. La base dalla quale, dopo aver sperimentato il proprio diritto ad essere come si è, spingersi oltre per maturare nuove modalità relazionali.

Importante il ruolo dei rinforzi positivi, l’allenatore dovrà svolgere questa funzione apprezzando e facendo notare a tutti gli atteggiamenti positivi in campo e fuori. Es. bravo, dai, continua così.

In una buona gestione del gruppo è bene tenere presente che non può esserci crescita tecnico-tattica senza una crescita psicologica.

ALLENATORE- LA PERSONALITA’:DEFINIZIONI

Iniziamo definendo il significato della parola personalità, che deriva dalla parola latina persona, ovvero maschera. In effetti, il riferimento con la maschera sta per ciò che l’individuo vuole far apparire di sé all’esterno. Col tempo, il concetto di personalità ha perso la connotazione di apparenza assumendo il significato di persona reale con le sue più svariate sfumature e caratteristiche.

Secondo Allport la personalità è l’ organizzazione dinamica all’interno dell’individuo dei sistemi psicofisici che determinano l’adattamento con l’ambiente.

Secondo l’organizzazione mondiale della sanità (WHO), la personalità è una modalità strutturata di pensiero e comportamento che caratterizza l’adattamento e lo stile di vita di un individuo; essa è la risultante di fattori temperamentali di sviluppo e di vissuto.

La personalità non è fissa e immutabile ma si evolve attraverso le esperienze che formano la storia dell’individuo.

LA PERSONALITA’ E CARL ROGERS

Utile al lavoro dell’allenatore è conoscere la teoria di Carl Rogers, la quale afferma che un individuo ha in sé enormi risorse per capirsi e migliorarsi, e per poter cambiare il concetto di sé, le abitudini e il comportamento; il tutto può essere facilitato da un clima che si può definire di atteggiamenti psicologici facilitanti. Secondo Rogers le caratteristiche fondamentali della personalità sono la tendenza all’attualizzazione, cioè crescita e realizzazione degli obiettivi(vita organica),e la tendenza formativa ovvero il completamento di sé, la percezione che l’individuo ha di se stesso e deriva dal bisogno di considerazione positiva da parte degli altri, dal bisogno di considerazione positiva che ha un altro individuo (cogliere la sensibilità),da condizioni di valore (i valori sono le colonne portanti della personalità).

Gli elementi costitutivi della personalità sono il grow o sviluppo e il self concept ovvero la concezione che il soggetto ha di se stesso.

Ancora più importanti, sono le tre condizioni affinché si possa verificare quel clima di atteggiamenti facilitanti. Tali condizioni, sono la congruenza (genuinità, autenticità, realtà, trasparenza) l’accettazione attenta e incondizionata (considerazione positiva) e la comprensione empatica (comprensione dell’altro, avendo cura di entrare con rispetto nel suo mondo interno). Accettazione, comprensione empatica e congruenza sono elementi che giocano un ruolo centrale nei processi di riconoscimento e convalida e nella funzione di sostegno del gruppo e del singolo atleta.

L’ASCOLTO ATTIVO

L’ascolto realizza questi elementi sia in modo passivo che attivo. Nell’ascolto passivo riceviamo le informazioni e nell’ascolto attivo, mantenendo la stessa posizione ricettiva, iniziamo a elaborare le informazioni alla luce del non giudizio al fine di offrire una risposta che consenta il realizzarsi dei desideri dell’interlocutore (tendenza all’attualizzazione) e che sia congruente con la personalità dell’allenatore.

Approfondiamo adesso le diverse modalità di ascolto:

si può ascoltare ed essere preoccupati di rispondere;

ascoltare e pensare ad altro (ascolto passivo);

ascoltare e preoccuparsi di capire quanto l’altro ci voglia dire (ascolto attivo).

Sicuramente l’ascolto più efficace è quello attivo, dove tramite dei feedback (risposta di ritorno) fattore fondamentale di ogni processo di comunicazione, il ricevente fornisce un’informazione di ritorno(verbale e non) che certifica l’ascolto e la comprensione della comunicazione, soprattutto in quella finalizzata a favorire l’apprendimento (Esempio: reazione positiva o negativa ad una comunicazione fatta ad un collega di lavoro).

Ancora più interessante è il concetto di ascolto empatico, dove chi ascolta, fa capire di essere interessato alla discussione o ripetendo quanto ascoltato con le stesse parole (metodo della parafrasi), o riassumendo il tutto a parole proprie (metodo del riassunto).

CONCLUSIONI

A questo punto siamo in grado di affermare che, l’allenatore, deve essere una persona con una stabilità caratteriale e una maturità psicologica. Un leader capace di creare un clima di atteggiamenti psicologici facilitanti, che consentano la crescita e la coesione del gruppo, che abbia motivazioni interne e le sappia trasmettere allo stesso modo, che sia un diffusore di valori comuni e di regole condivise, un organizzatore meticoloso di lavoro capace di aggiornarsi sulle nuove metodologie di allenamento e innovare le esercitazioni da campo, una persona aperta verso i media, capace di gestire le pressioni eccessive che spesso si creano sul gruppo smorzando sia entusiasmi facili, che facili depressioni, un tecnico aperto al lavoro di equipe perché in un calcio con una componente scientifica sempre più alta è impensabile che si possa fare a meno di figure come l’allenatore in seconda, il tattico, i preparatori fisici, i fisioterapisti, i dottori, e lo psicologo.

In conclusione diremo che, in relazione a quanto finora esposto, l’allenatore deve essere una persona estremamente sicura di sé con una predisposizione al comando e alla decisione, ma anche aperto al dialogo ed eccellente nella comunicazione.


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